Che cos’è l’allenamento? – Parte 2

Che cos’è l’allenamento? – Parte 2

Nell’articolo Che cos’è l’allenamento? –  Parte I abbiamo concluso che l’allenamento è uno stress.

A questo punto sorgono spontanee tre domande:

  • Perché mai dovrei caricare il mio corpo di un altro stress allenandomi?
  • Perché dovrei modulare l’intensità degli esercizi, facendo sempre più fatica?
  • Se smetto di allenarmi perdo il lavoro fatto?

Partiamo dal primo quesito e diamogli una risposta: gli eventi stressogeni sono inevitabili e per riuscire ad affrontarli dobbiamo imparare a modularli. Ricordiamoci che senza lo stress i bambini non imparerebbero a camminare, noi non avremmo alcuna conoscenza di matematica e in poche parole diventeremmo dei vegetali inerti e gelatinosi. I nostri muscoli si atrofizzerebbero e i tessuti diverrebbero simili a quelli di una medusa. Chi ha vissuto la spiacevole esperienza di un arto ingessato, sa bene di cosa sto parlando. In altre parole, come dicevo nell’articolo precedente, senza stress l’organismo morirebbe in poco tempo.                                                                                 Immersi in una società che al massimo ci spinge a tirare la maniglia della porta, siamo costretti a trovare un altro modo per sfidare l’organismo. Questo modo si chiama ALLENAMENTO, motivo di lavoro o divertimento per lo sportivo e vera e propria necessità per il resto della popolazione.

Stabilito che allenarsi è vitale, arriviamo alla seconda domanda : “Perché dovrei continuamente modulare l’intensità degli esercizi che faccio, quando questo mi costa sempre fatica?”

Mettiamola così: se avessi un centesimo per tutte le sessioni di training buttate per mancanza di intensità che ho visto, sarei ricco. Il nostro corpo è straordinariamente abile ad adattarsi e proprio per questo ogni nuovo stimolo allenante diviene una sfida per il nostro corpo. Il bravo trainer comprende quando l’allievo necessita di un nuovo stimolo allenante e fornisce nuovi stimoli all’organismo, onde evitare che l’allenamento diventi statico.

Eccoci quindi all’ultima domanda: se smetto di allenarmi perdo il lavoro fatto?

Finchè c’è stimolo c’è adattamento e cessato lo stimolo, l’organismo retrocede ai livelli omeostatici precedenti, più “economici” da mantenere. Una materia muscolare attiva e certi livelli energetici ed omeostatici, hanno un certo costo che l’organismo sopporta  solo se siamo noi a costringerci a farlo. Per il principio di conservazione dell’energia se mi adatto a correre veloce e poi smetto di farlo per sei mesi, dovrò ripartire da capo. Il motivo è semplice: finché c’è stimolo c’è adattamento, cessato lo stimolo, l’organismo retrocede ai livelli omeostatici precedenti, che per lui sono più economici da mantenere. Mantenere attiva la materia muscolare ed efficiente il sistema cardiovascolare, ha un certo costo che dobbiamo “costringere” l’organismo a sostenere. Come? Tramite il disagio organico. Ricordiamoci che un corpo in forma consuma più energia anche a riposo, ha più fame ed una temperatura basale più elevata.

Per chiudere voglio svelare un segreto. Ciò che siamo in questo momento, volente o nolente, lo abbiamo deciso con quanto abbiamo fatto durante la nostra fase evolutiva adolescenziale e nei primi anni dell’età adulta. Ciò che saremo fra dieci, vent’anni o da anziani, nei termini di efficienza organica, lo stiamo decidendo adesso. Vogliamo ancora procrastinare a chissà quale lunedì, la decisione di metterci in gioco? Carpe diem!

 

Se hai trovato interessante il mio articolo, potrai approfondire l’argomento trovandomi nel mio studio di Rosà, in Via Schallstadt 17/19.

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