Consapevolezza

Consapevolezza

Consapevolezza

Cosa ci impedisce di raggiungere un obiettivo, di inserire dei cambiamenti nella nostra quotidianità, di risolvere alcune nostre problematiche?

 

“Chi è l’avversario più temibile?

Per un runner che lotta contro il tempo, per un ciclista impegnato in una lunga salita di una gara a tappe, per un sollevatore di pesi o per un nuotatore che devono polverizzare il record, l’avversario più ostico da battere è rappresentato dalle voci delle sirene di Ulisse che negli attimi di estrema fatica, dolore o sconforto lo invitano a mollare.

Per noi comuni mortali, che tutti i giorni facciamo i conti con il lavoro, la famiglia, lo stress, i mille impegni, le malattie, le incombenze, il fisco, le bollette, le magagne, il tempo che non abbiamo mai, il desiderio di avere più energia mentale e fisica, un corpo più in forma ed una salute da conservare negli anni, per noi che ricerchiamo un’esteticità più consona alle nostre aspettative, l’avversario più temibile forse siamo proprio noi stessi.

Spesso ciò che desidereremmo essere è a pochi passi da ciò che realmente siamo, ma quella seppur breve distanza si amplifica e si complica a dismisura quando il percorso che la rappresenta si riempie di difficoltà, che come cantieri a cielo aperto ostacolano la circolazione e rallentano o impediscono il nostro passaggio. Cantieri esogeni, ma anche endogeni, che noi stessi creiamo grazie alle nostre entusiasmanti e magnifiche capacità di edificare sovrastrutture mentali e di pensiero.

Il richiamo delle sirene di Ulisse è così invitante che potrebbe in qualche modo contagiare anche noi. Il dolce lamento potrebbe coinvolgerci durante le fasi più difficili di un nostro ipotetico percorso o magari quando siamo prossimi alla meta, spesso invece ci facciamo da esso condizionare ancor prima di iniziare a muovere il primo passo nel nostro sentiero. Lo stesso sentiero che porta ad un corpo in salute, ad una energica e sana forma fisica e ad una pro attività psico-fisica è rappresentato, talvolta, da un pittoresco e piacevole percorso che ci regalerà magnifiche sensazioni, altre volte da un’erta e sconnessa traccia che s’inerpica in mezzo alla natura selvaggia ed ostile, la cui entità è tutt’altro che rassicurante ed invitante.

Il sentiero del nostro successo è fatto di buona volontà e caparbietà, ma soprattutto di sogni. Nel percorrerlo ognuno dovrà fare i conti con se stesso, ma ad un certo punto capirà che prima o poi dovrà vedersela con l’avversario più temibile che potrà mai incontrare per strada, ovvero di nuovo quel se stesso vestito però delle proprie fragilità, delle proprie paure, delle proprie inesperienze, dei propri mancati sogni

 

Tratto dal libro: “Siamo ciò che vogliamo essere”. Autore Stefano Ceccon

 

Perché facciamo così tanta fatica a cambiare in funzione di raggiungere un obiettivo?

Perché fondamentalmente stiamo bene così. O meglio, vorremmo qualcosa di diverso per noi, ma il disagio del cambiamento supera di gran lunga il disagio che magari si prova nel rimanere nella situazione nella quale ci si trova. Trattasi quindi di desiderio, non di necessità reale, concreta, impellente. Se ad un incallito fumatore viene consigliato di smettere di fumare perché rischia la salute, forse ogni tentativo di farlo sarà vano, fintanto che la vita e gli eventi non gli presenteranno un’occasione gradevole o meno per smettere di farlo, che potrebbe essere una grave malattia che lo spaventa sul serio, o la nuova fidanzata che non sopporta l’odore del fumo.

Noi vogliamo cambiare, o meglio, vorremmo cambiare, ma, spesso siamo disposti a farlo, solamente a patto che:

  1. Il passaggio sia indolore, non richieda cambiamenti delle nostre abitudini, non richieda impegno fisico o mentale, non richieda di uscire dalla nostra zona comfort, non richieda di immedesimarci in esercizi/pratiche/metodiche, che ci espongano a fare ciò che nella vita non vorremmo mai fare. In pratica stiamo chiedendo: dottore, mi dia una pastiglia che risolve tutto in tempo reale senza che mi debba rompere troppo le scatole, o meglio, me la dia subito qui, lei, la pastiglia, casomai, cambiassi idea nel tragitto, da qui alla farmacia, o meglio ancora, siccome non ho voglia di recarmi in farmacia, la trovo on line?
  2. Vorremmo che siano gli altri o qualcun altro a farlo al posto nostro. In pratica stiamo chiedendo: Il medico/dietologo/trainer/consulente è lei, si pigli lei la responsabilità, così poi se non ho raggiunto il mio obiettivo, la colpa è sua e non mia, che di responsabilità in merito non ne ho, e non voglio avere.
  3. Cerchiamo qualsiasi scusa, o meglio escamotage, che dia ragione alla nostra NON volontà di metterci in gioco, così da autogiustificarci o autocommiserarci, che, in fin dei conti raggiungere quel obiettivo è impossibile, quindi siamo scagionati dalla responsabilità di non aver fatto nulla in merito. Spesso, se vediamo altri fallire nello stesso intento, ci rassereniamo, e ci diciamo: avevo proprio ragione, è impossibile, non sono io il pigro o lo sfigato.

La peggior bestemmia: Io sono fatto così, si è sempre fatto così!

In pratica, tutti noi vogliamo che qualcosa cambi, ma vorremmo che cambi lasciando le cose così come sono. Nessuno o quasi è disposto a modificare le proprie abitudini, comode o meno che siano, ma sono proprio le nostre abitudini che ci hanno portato nello status che ora non desideriamo. E, fintanto che si tratta di un desiderio legato all’esteticità, forse, il problema non è da ritenersi così importante; lo diviene invece se lo stesso fosse legato a problematiche di salute già conclamate, a disfunzioni in atto, sintomatologie aspecifiche, e per ultima l’infiammazione cronico sistemica di basso grado. Ecco vedete, la nostra mente funziona più o meno così: se ci diagnosticano una brutta malattia, giustamente prendiamo tutte le precauzioni del caso per venirne fuori, a costo di stravolgere la nostra esistenza e le nostre abitudini, ma se ci viene consigliato di modificare le nostre abitudini per prevenire d’ammalarci di quella stessa malattia, allora ben pochi saranno disposti a farlo. Figuriamoci se si parla di ginnastica per prevenire il mal di schiena o per prevenire gli acciacchi dovuti alla terza età o se ci consigliano di fare qualcosa per evitare d’infiammare il nostro organismo. Conosco molte, troppe persone, cronicamente infiammate, con sintomatologia ai massimi valori, che l’unica cosa che riescono a fare è lamentarsi che stanno male, ma la pigrizia impedisce loro di mettere in atto tutte quelle azioni atte a risolvere l’infiammazione, ignare di quale sarà, forse, e non si spera, il decorso progressivo della stessa. Sicuramente, quando la situazione si aggraverà, potranno scegliere se:

  1. Continuare a lamentarsi che stanno male, continuare a dire che nessuno ha la soluzione per loro, continuare a lamentarsi che le soluzioni a loro proposte sono troppo onerose e/o faticose.
  2. Rimboccarsi le maniche, tirare fuori le cosiddette “palle” e darsi da fare.
  3. Accettare il dolore, la disfunzione e/o malattia, tirare avanti a farmaci finché il corpo regge la situazione.

 

Qualcuno disse: siete liberi di scegliere, nella vostra consapevolezza!

 

Trainer Stefano Ceccon