Morire da vivi o vivere da morti?

Morire da vivi o vivere da morti?

Morire da vivi o vivere da morti?

“…… stiamo divenendo e stiamo generando una società il cui livello basale di salute non sarà garantito, e questo mette in profonda discussione uno dei bisogni primordiali di base, l’omeostasi…..”

“Siamo condizionati a pensare a cosa sta nel piatto solo se ci sta a cuore la circonferenza della nostra pancia, mentre invece dovrebbero, fin dalla scuola, educarci a mangiare in funzione di come dobbiamo nutrire il nostro organismo per mantenerci in salute, per far crescere una società sana, che se si ammala di meno, costa di meno. Ma una società che costa meno non nutre il Matrix.

Fidatevi, in questo caso non fatevi troppe domande: il Matrix ha bisogno di voi così come siete, meglio continuare a credere nella genuinità della brioche vuota, cibi light e …zucchero senza cioccolato, oopps cioccolato senza zucchero, cibo senza calorie, calorie senza cibo, cibo senza cibo, cibo senza vita, cibo senza carboidrati, carboidrati senza calorie, vita senza essere, ed esistere senza essere è esistere da malati.”

Tratto da “Siamo ciò che vogliamo Essere”. Autore Stefano Ceccon

 

In queste righe parlerò di energia e salute, in correlazione al nostro stile di vita.

 

Stressor, Energia ed Omeostasi

Da quando veniamo al mondo, a quando il mondo lo lasciamo, il nostro organismo è in una costante, perpetua, assidua, instancabile, ricerca di mantenere determinati livelli omeostatici. L’omeostasi è uno stato di equilibrio nel quale il corpo si trova a suo agio, ovvero si trova nel perfetto stato dove tutto va bene nei profili organici e mentali. Virus, malattie, allenamento, apprendimento, infortuni, lavoro, sono tutti stressor che minano e turbano lo stato di equilibrio raggiunto, e il nostro corpo lotterà sempre per riportarsi nuovamente in uno status di benessere, magari superiore al precedente, così da non subire nuovamente delle conseguenze nel qual caso si ripresentasse lo stesso stress che ha indotto il disequilibrio. Quando siamo in uno stato di omeostasi, il nostro corpo ha energia, fisica e mentale, propositività, entusiasmo, salute, pensiero positivo, prestazione, voglia di muoversi, etc…. Quando non lo siamo, alcune o tutte le qualità elencate, purtroppo scemano, in una logica determinata dall’area di interesse nella quale è in corso il riadattamento all’omeostasi, o meglio nell’area di interesse nella quale è stata turbata l’omeostasi stessa. Ad esempio, l’allenamento, se fatto come si deve, a seconda che sia di tipo muscolare o di tipo cardiovascolare, va a “turbare” l’omeostasi precedentemente acquisita in queste aree. Ecco perché nei giorni successivi ad un allenamento intenso ci sentiamo privi di energia, talvolta doloranti; l’organismo ha perso la sua omeostasi in quell’area di interesse organico, e, sta cercando di portarsi ad un livello superiore al precedente, per difendersi da eventuali altri disagi simili. Nel farlo, mette il sistema in stand by così da aver tempo per “riparare”, e, in quella situazione di stand by proviamo stanchezza. Step dopo step, se gli stimoli perdurano nel tempo, l’organismo si porterà a livelli omeostatici sempre più elevati, con più fiato, più forza e resistenza muscolare, fattori che a loro volta determinano il fatto di sentire un corpo più energico, di avere una mente “meno pigra” e più proattiva, più voglia di fare. Ma il sistema funziona sia in upregolation, sia in downregolation, purtroppo.

 

Upregolation & Downregolation

Ci muoviamo? Si, allora l’organismo si porta, adattandosi, a livelli energetici, di forza, di fiato, di abilità motorie, sempre più elevate. Stiamo fermi? Avete mai messo il gesso ad una gamba o braccio? Che fine fa quel muscolo dopo circa 40 giorni? Riflettiamoci, e nel mentre, accettiamo l’idea che più stiamo fermi, meno segnali arrivano al nostro sistema di controllo, il quale, per “economizzare”, si porterà a livelli omeostatici sempre minori. È sufficiente?

 

Malati?

Mi potrete dire, anzi, in molti mi dicono, che in fin dei conti stanno bene così, che non hanno bisogno di fiato, forza o resistenza muscolare per la vita che fanno, o che godono di buona salute così come sono. Qualcuno, in un simpatico, quanto interessante libro scrisse: “svegliati dal tuo sonnambulismo, vivi, acquista consapevolezza”. Ma se stiamo vivendo, perché parliamo di morti e sonnambuli? Perché fondamentalmente molti di noi vivono da malati, già morti, senza energia, privi di salute, e sapete perché? Perché ci riteniamo malati solo se affetti dalle canoniche malattie “descritte” dalla medicina occidentale. Ma se arriviamo fin lì, siamo già in una fase avanzata della malattia. Un corpo sano s’intende quando l’omeostasi e la circadianità sono in equilibrio organico, sapevate questo? Sapevate che la maggior parte di noi presenta sintomi vaghi aspecifici (per via di disfunzione circadiana), senza saperlo? Sapevate che sarcopenia ed osteopenia sono killer silenti, come lo è l’infiammazione cronico sistemica di basso grado? Come possiamo affermare di essere in salute se non accertiamo di essere esenti da tali situazioni? Come possiamo definirci in SALUTE se non abbiamo il fiato per salire una scalinata, per camminare in montagna, per sostenere uno sforzo prolungato? Come possiamo definirci in SALUTE, se non abbiamo la forza di reggere il peso del nostro corpo, di sollevare una valigia pesante, di mantenere il nostro assetto posturale? Come possiamo definirci in SALUTE se non possediamo la mobilità per chinarci per allacciarci le scarpe, o per voltarci per allacciare la cintura di sicurezza dell’automobile? Vi invito a sfogliare le pagine del mio libro a riguardo, per indagare su il concetto di SALUTE, anzi, forse penso che tale parola andrebbe ridefinita nel suo significato. Ma fintanto che riteniamo normale avere la gastrite, prendere pillole per la pressione o per il mal di testa, accusare dolori o disfunzioni alla schiena, la vedo dura che le cose cambino. Non entro poi nel mondo della nutrizione, ma mi fermo solo sulla soglia di questo, riflettendo su quali siano i parametri di salute sui quali ci basiamo, se continuiamo a demonizzare il cibo quando ci facciamo schifo allo specchio o peggio quando riteniamo sia “normale” ingoiare agglomerati industriali di zucchero e burro a colazione, mentre definiamo “maniaci o fissati coloro che magari a colazione mangiano frutta e noci, prestando così attenzione all’indice glicemico ed al Pral di ciò che ingoiano; e mi fermo qui, dato che potremmo scrivere un intero libro sul come ragioniamo in funzione di quello che mangiamo.

 

Rassegnazione

Non ci resta che rassegnarci, “adeguarci” a vivere come degli “automi”, abili a svolgere solo il minimo indispensabile per svegliarci, scendere dal letto, guidare l’automobile, recarci al lavoro, rientrare a casa con la sola voglia di lanciarci sul divano, cenare, assorbire qualche radiazione televisiva, andare a letto, sperando che arrivi presto il weekend per svolgere….solamente, quello che il nostro corpo e la nostra mente ci permetteranno di farlo. Non ho fiato, meglio che non corro, non ho forza, meglio che non sforzo, non ce la faccio, è faticoso, è impegnativo, bisogna impegnarsi, gli altri ci riescono ma sono allenati, andiamo in auto perché a piedi mi stanco, piglia l’ascensore, non vorrai mica fare le scale con le borse della spesa in mano, gioca tu con i figlioli che io sono stanco dal lavoro, uffa, mi tocca svegliarmi presto, ho sempre sonno dopo pranzo, ho la digestione lenta, ho sempre mal di testa nel weekend, ho sempre mani e piedi freddi, ingrasso anche se mangio poco, ho sempre dolori al collo, sarà per via del cuscino spero, ho il metabolismo lento, sono fatto così, sono così di costituzione, vedrai che anche tu a 40 anni inizierai con le magagne, cosa vuoi, non avendo tempo è dura pensare di fare ginnastica per il mal di schiena, non capisco perchè in palestra ci sono persone magre, che cavolo ci vanno a fare se non devono dimagrire? ….. ho le ossa pesanti, sono senza automobile, ma non vorrai mica che vada in bicicletta? … ho la postura sbagliata, ma che ci posso fare? Ecco, il nostro mondo, il nostro vivere, dipinto e riassunto in qualche frase, che spero venga accolta come stimolo e non come critica. Un mondo fatto di rassegnazione al vivere “con le stampelle psico-motorie” (passatemi il termine poco elegante), stampelle che ci permettono di “spostarci”, non di muoverci, stampelle, la cui entità, ci condiziona nel nostro modo di interagire con la VITA, non solo in termini motori, ma anche mentali, nel senso che ci rassegniamo a sentirci scarichi e da rottamare, perché tanto è sempre stato così. Ci priviamo della libertà di essere, di divertirci con il nostro corpo, di sfidarlo, di goderci una corsa al parco od una passeggiata in montagna, anzi andiamo in montagna ma solo dove la funivia ci porta, ci priviamo della possibilità di assaggiare quella fetta di torta della vita, che oramai nemmeno riusciamo più ad immaginare come sia fatta e quale gusto abbia. O peggio, nel “rifugio-comfort” delle nostre mancate potenzialità, auto-giustifichiamo la nostra posizione, classificando e “bollando” inusuale o peggio “fuori di testa o fissati”, coloro i quali invece, la fetta di torta della vita, hanno deciso di consumarla dall’altra parte, quella che ci mette ribrezzo, paura, ansia, che ci indurrebbe a sacrificio e discomfort. Eccoci quindi rassegnati a trascorrere l’esistenza in quella gabbia di privazione energetico/motoria, che ci accompagnerà fino al termine dell’esistenza, un’esistenza, che possiamo scegliere se vivere da morti o se invece preferiamo morire con la consapevolezza di essere stati accesi di vitalità fino all’ultimo nostro minuto ed aver consumato quanto più dello stoppino che metaforicamente scorre come un filo lungo il nostro cammino, uno stoppino, che alimenta una fiamma, quella del nostro ESSERE.

Muoviamoci

Muoviamoci, usciamo dal nostro rifugio comfort, fisico o mentale esso sia,  spostiamoci verso una zona di energia, di consapevolezza del nostro ESSERE, della voglia di fare, di metterci alla prova, di volerci bene e di prenderci cura della nostra salute e della nostra esistenza! La ginnastica, lo sport, il movimento sono fondamentali in questo, possono essere la nostra terapia, possono accendere la nostra esistenza!

Siamo ciò che vogliamo essere.

 

Trainer Stefano Ceccon