Perché fare attività fisica

Perché fare attività fisica

L’attività motoria

L’allenamento fitness è un assieme di adeguati stimoli preposti a stimolare varie funzioni del nostro organismo, tra le quali ricordiamo gli equilibri omeostatici. L’allenamento quindi non è altro che uno stimolo, che se usato in modo intelligente, previa la programmazione di un trainer specializzato, può portare molti benefici al nostro organismo, evolvendolo nelle sue capacità di muoversi e stare bene.

 

Cenni sul funzionamento organico

Il corretto funzionamento del nostro organismo, al fine di mantenerci in salute, permetterci di svolgere le usuali azioni quotidiane, condurre la nostra esistenza, riprodurci, è regolata dai seguenti sistemi:

  1. Sistema nervoso. Permette le regolazioni interne e la gestione di tutto ciò che ci arriva dall’esterno, mette in comunicazione tra di loro le varie parti dell’organismo e coordina le funzioni volontarie ed involontarie. Digestione, vista, olfatto, gusto, tatto, locomozione, immunità, sono regolate da questo sistema che si suddivide in:
    1. Sistema nervoso CENTRALE
    2. Sistema nervoso PERIFERICO
      1. AUTONOMO
      2. Enterico
  • Somatico
  1. Sistema endocrino, composto da organi denominati ghiandole, le quali producono e immettono nel corpo determinate sostanze definite ormoni, i quali permettono il funzionamento del nostro corpo. L’insulina ed il glucagone ad esempio hanno il compito di regolare la glicemia (livello di zuccheri plasmatici).
  2. Sistema immunitario. È un complesso sistema chimico biologico, atto a difenderci da attacchi di virus o di altre entità.
  3. Sistema cardiovascolare. Cuore, arterie, vene e capillari formano la grande circolazione (porta ossigeno e sostanze nutrienti ai tessuti e ne asporta i rifiuti) e la piccola circolazione (porta sangue ai polmoni dove cede anidride carbonica ed acquisisce ossigeno)
  4. Sistema cardiorespiratorio. Permette gli scambi gassosi dall’ambiente esterno al sangue.
  5. Sistema muscolare. Permette il movimento, la postura, e tutte le attività involontarie, come il respirare.
  6. Sistema scheletrico. È l’impalcatura che sostiene il nostro corpo, fatto di ossa ed articolazioni, permette di mantenere la stazione eretta ed il movimento.
  7. Sistema digestivo. Permette di scomporre il cibo in elementari particelle utili alla nostra vita, alla nostra energia, alla nostra regolazione, alla materia della quale siamo fatti.
  8. Sistema sensoriale. Vista, udito, tatto, olfatto, gusto, ci permettono di interagire con l’ambiente circostante, con i nostri simili, con altre specie.
  9. Sistema riproduttivo.
  10. Altro ….

I sistemi elencati, funzionano sotto il controllo dei sistemi nervosi, al fine di regolare il nostro organismo affinché questi possa mantenersi sempre, o riportarsi, nelle migliori condizioni omeostatiche possibili. Cos’è quindi l’omeostasi? L’omeostasi è uno status di equilibrio, uno status di benessere, nel quale i sistemi sopra elencati funzionano a dovere, in perfetto equilibrio tra loro, garantendo al nostro organismo uno status energetico ottimale, nei profili immunitari, locomotori, metabolici, organici, in pratica un ottimale “carburazione” fisiologica. Una qualsiasi “perturbazione”, che chiameremo stressor, esogeno od endogeno, potrebbe però turbare la perfetta efficienza di uno dei sistemi, il quale a sua volta, andrebbe a mettere in discussione gli equilibri omeostatici dell’intero organismo, il quale si troverà costretto ad “organizzarsi” per ripristinarne gli assetti, o, per portarsi a dei livelli omeostatici superiori, così da non subire lo stesso “danno” nel qual caso si ripresentasse l’entità stressogena precedente. Ecco che un comune raffreddore, potrebbe mettere in discussione i nostri livelli energetici, un mal di gola, potrebbe non farci sentire così “in forma” per la prossima riunione al lavoro, un estenuante giornata lavorativa potrebbe compromettere i nostri sistemi energetici ed immunitari. Ma grazie all’azione compensativa dei sistemi, l’organismo, così come sviluppa anticorpi per evitare di riammalarsi, allo stesso modo, trova stratagemmi per non crollare in preda alla spossatezza dopo aver eseguito delle mansioni lavorative più o meno impegnative fisicamente. L’organismo ha bisogno di energia, al fine di garantire l’approvvigionamento di carburante organico per gli organi essenziali alla nostra permanenza su questo pianeta, ovvero il cervello, il sistema nervoso, ed il sistema immunitario. Quindi l’apporto energetico a questi organi vitali è uno dei principali obiettivi del ripristino degli equilibri omeostatici.

Ma, tutto questo, trova un senso logico, o meglio riesce a funzionare, se, il nostro organismo, riceve, quel dosaggio utile di stimoli atti a mantenere l’omeostasi in essere. I livelli energetici non sono una garanzia a vita o uno status prestabilito e garantito, ma, in assenza di stimoli, sempre per determinate ragioni organiche, il nostro corpo, si adatterà a sopravvivere a livelli energetici sempre più bassi, a suo rischio e pericolo, specie per il sistema immunitario.

Da dove arrivano gli stimoli? Gli stimoli arrivano dall’esterno, alcuni sono indotti da madre natura (variazioni di temperatura, di luminosità, ritmo sonno veglia etc…), altri, sono indotti dagli aspetti cinetici che il corpo umano si trova a mettere in gioco per affrontare la quotidianità, altri ancora, dall’esigenza di nutrirsi con cibo sano e di idratarsi correttamente. Movimento muscolare e scheletrico ed attivazione cardiovascolare, costituiscono quegli elementi endogeni utili a fornire all’organismo segnali stressogeni sufficienti a stimolare:

  • Il mantenimento di un adeguato livello energetico e metabolico
  • Il mantenimento di un ottimale livello di tessuto osseo
  • Il mantenimento di un ottimale livello di tessuto muscolare
  • Il mantenimento dell’efficacia del sistema cardiovascolare – respiratorio
  • Il mantenimento di un ottimale status del tessuto nervoso.

 

Dietro a tutto questo c’è un “però”, o meglio un “ma”. Ovvero, il dosaggio di stimoli sopracitato, avveniva, od è avvenuto, fintanto che l’essere umano viveva in sintonia con madre natura, immerso in una quotidianità legata all’utilizzo del proprio corpo per svolgere le necessarie azioni quotidiane legate alla propria sussistenza, ed a riguardo, pensiamo all’epoca rurale dei nostri nonni. Nell’odierno habitat, per la prima volta in milioni di anni, l’uomo riesce a procurarsi cibo, vivere la quotidianità, socializzare, lavorare, guadagnare danaro, spostarsi, senza necessariamente aver bisogno delle doti funzionali, muscolari, motorie, cardiovascolari, che madre natura ci ha donato. Il che potrebbe essere un vantaggio, sotto alcuni punti di vista, ma nello stesso tempo un dramma silente, se vogliamo. Una specie animale evoluta in milioni di anni ha d’improvviso dismesso gli attrezzi di sopravvivenza a favore di un modello di vita che viene garantito anche senza l’ausilio dell’intervento dei nostro sistemi organici. Che significa tutto questo? Significa che, per quanto ci possa sembrare di stare bene, nella realtà, stiamo smettendo di fornire al nostro organismo quel dosaggio minimo di segnali utili a mantenere in essere l’omeostasi che ci garantirà un certo status di salute, energia vitale, energia per i sistemi immunitario, nervoso e cerebrale. A meno che, coerenza e consapevolezza non divengano strumenti per elaborare soluzioni funzionali al nostro benessere. Un corpo immerso nella sedentarietà, caratteristica del nostro sistema sociale e lavorativo, spesso in preda allo stress, è destinato ad una lenta e continua downregolation che ci trascinerà in una situazione di disadattamento metabolico-nervoso, con tutte le conseguenze del caso. In pratica:

  1. Area cardiovascolare respiratoria:
    1. Il sistema artero-venoso, se non viene stimolato a sufficienza, perderà d’efficacia, con problematiche di tipo pressorio, di scarsa ossigenazione ai tessuti (tra cui anche il cervello), di ridotto asporto di “spazzatura” a livello tissutale cellulare.
    2. Il sistema linfatico per garantire la sua efficienza necessita di compressione tissutale e di attivazione della pompa plantare, quest’ultima stimolata dal camminare specie a piedi nudi.
    3. Ridotta attività cardiaca, con problemi di tipo pressorio ed insufficiente pompaggio volume plasmatico, il che comporta dispnea respiratoria anche per sforzi di bassa intensità
    4. Ridotta elasticità della camera ventricolare cardiaca sinistra.
    5. Il cuore è un muscolo e come tale, se utilizzato sempre allo stadio “basale”, si adatterà ad una sorta d’atrofia tissutale.
    6. Ridotto scambio gassoso polmonare
    7. Ridotto quoziente respiratorio Qr, a sfavore della miscelazione di zuccheri/lipidi per la creazione di carburante cellulare.

 

  1. Area muscolo scheletrica:
    1. Minor produzione di lubrificante articolare, con tutte le conseguenze del caso.
    2. Ridotto segnale piezoelettrico compressorio scheletrico atto a dare stimolo ormonale per il rilascio del materiale necessario alla costituzione di nuova fibra ossea, che è esattamente quello che succede agli astronauti o agli anziani, risolvibile con l’attività motoria e l’allenamento con i sovraccarichi.
    3. Ridotta elasticità muscolare, che porta a predisposizione all’infortunio, alla disfunzione nei movimenti, a problemi della sfera posturale o ad algie di vario tipo.

 

  1. Area composizione corporea:
    1. Incremento del grasso corporeo di accumulo e del grasso intramuscolare, con tutte le conseguenze di tipo funzionale, cinetico, metabolico ed estetico.
    2. Variazione dello stato dei fluidi. I reparti compartimentali cellulari, le pompe ioniche, le membrane cellulari stesse, variano il loro stato di essere, con conseguenze sullo stato idrico, sulla ritenzione idrica, sullo stimolo della sete, sulla sudorazione, sugli equilibri acido – alcalini, sullo stato pressorio.

 

  1. Area funzionalità motoria:
  2. Disfunzioni di tipo cinetico. Non riusciamo meccanicamente ad eseguire determinati movimenti in modo corretto con il rischio di infortunio o di dover ricorrere a stratagemmi di compenso.
  3. Disfunzioni di tipo cinetico. Non riusciamo ad eseguire determinati movimenti dal punto di vista coordinativo.
  4. Disfunzioni sui livelli di forza e resistenza muscolare, con conseguente affaticamento precoce nelle normali attività quotidiane o nelle pratiche ricreative.
  5. Inesteticità ed ipotonia muscolare e posturale
  6. Perdita dei primal move nell’anziano il che significa perdita dell’autonomia nei movimenti basilari, come il deambulare in sicurezza, l’alzarsi da una sedia o dalla tazza del water, entrare nella doccia, lavarsi, vestirsi e molto altro.

 

  1. Area sistema nervoso, con disequilibrio nelle modulazioni circadiane dei sistemi simpatico/parasimpatico e di tutta la cascata ormonale ad essi correlata, con conseguenze di tipo:
    1. Sonnolenza persistente
    2. Stanchezza pronunciata anche dopo ore di sonno, specie al risveglio mattutino
    3. Manca di appetito al mattino
    4. Mancanza di energia al mattino
    5. Disfunzioni digestive
    6. Gonfiore addominale o gonfiore diffuso
    7. Sonnolenza marcata dopo i pasti
    8. Atteggiamento malinconico
    9. Perdita di forza contrattile
    10. Ansietà
    11. Nervosismo
    12. Disfunzioni della sfera sessuale
    13. Altro…

 

Dati alla mano, l’OMS nel 2017, dichiara 3,2 milioni di decessi l’anno per patologie/cause legate ad ipocinesia e stile di vita sedentario, con inattivazione cardiovascolare, metabolica e muscolare. In Italia, la sedentarietà è responsabile del 14,6% di tutti i decessi, pari a circa 90.000 morti all’anno, e a una spesa in termini di costi diretti sanitari di 1,6 miliardi di euro annui per le quattro malattie maggiormente imputabili ad essa (tumore della mammella e del colon-retto, diabete di tipo 2 e coronoropatia). Nel nostro Paese oltre il 60% della popolazione non fa attività fisica corretta e regolare, quasi 4 persone su 10 praticano meno di 10 minuti di attività moderata o intensa 1 giorno a settimana e sono quindi sedentarie. Il rischio di sedentarietà aumenta con l’avanzare dell’età ed è maggiore tra le donne: la prevalenza di donne sedentarie è del 43,4% rispetto al 34,8% degli uomini.

 

Ruolo dell’attività motoria programmata

 

L’attività motoria programmata, la ginnastica, l’attività cardiorespiratoria, osservati sotto l’aspetto fisiologico e non sotto quello prestazionale, proposta in un contesto sociale come quello nel quale siamo immersi, va ad assumere il ruolo di “stressor” endogeno, utile a mantenere in essere le regolazioni organiche ed omeostatiche utili a mantenerci in salute. L’attività motoria diviene quindi un mezzo utile a ripristinare, ed evolvere se necessario, o mantenere se già in essere, quei valori di:

 

  • Attivazione muscolare, utile a evitare di incorrere in situazioni di sarcopenia.
  • Compressione osteoarticolare utile a stimolare la formazione di continuo tessuto osseo, ed evitare situazioni osteopenia od osteoporosi.
  • Stimolo cardiovascolare respiratorio, utile ad evitare complicanze metaboliche, enzimatiche, vascolari, e di composizione corporea.
  • Attivazione energetica. Onde evitare di incorrere in situazioni di spossatezza cornica, iporegolazioni pressorie, inefficienza lavorativa e/o vitale indotta da ipotonia vagale.
  • Stimolazioni del tessuto nervoso, onde evitare situazioni legate alle disregolazioni circadiane con tutte le sintomatologie dirette ed indirette correlate alla stessa.

Che aspetti a muoverti?

 

T.S.C.