Vedrai quando arriverai a 50 anni……

Vedrai quando arriverai a 50 anni……

Vedrai quando arriverai a 50 anni……

Ricordo che quando avevo 18/20 anni, orgoglioso del fatto che stavo costruendo un mio stile di vita legato alla scoperta dell’attività motoria, gli “adulti” dell’epoca, mi rinfacciavo di continuo: “vedrai quando arriverai a 40 anni, se avrai ancora voglia di fare queste cose, vedrai quando avrai anche te il mal di schiena, vedrai quando ti sposerai, vedrai, vedrai, vedrai…..” Ovviamente, non potevo nemmeno immaginare cosa volessero dire quelle parole, dato che una “fetta di vita”, la dovevo ancora consumare. Ma ora, in questa ricorrenza dei miei 50 anni, chiuso in quarantena epidemica, seduto in poltrona a scrivere, rifletto su ciò che sono e su ciò che è stato, specie negli ultimi 30 anni.

La prima cosa che mi viene da pensare è che forse, non mi sento così rincoglionito e rassegnato, come gli adulti dell’epoca mi avevano fatto pensare di dover diventare. Forse le loro profezie, si basavano su quello che era ed è il percorso sociale che la stragrande maggioranza dell’umanità segue, o seguiva a quel tempo, un modello sociale legato alla rassegnazione nell’accettazione del doversi sentire omologati, accettati, uguali, del sentirsi malati o quasi malati, perché dopo i 40 anni è normale e doveroso collezionare acciacchi, privi di entusiasmo, privi della voglia di ESSERE, rincoglioniti dalla propria mancanza di energia mentale e fisica, alla deriva, con il mal di schiena, in sovrappeso, con il cassetto del mobile del bagno pieno di blister di farmaci o presunti tali necessari allo svolgere della quotidianità, iper esperti di gazzetta dello sport, di oscenità mediatiche televisive, di palinsesti sportivi domenicali, di mappe dei centri commerciali, rassegnati ad aspettare che i giorni passino in funzione di arrivare non si sa dove, se non alle prossime ferie o alla pensione.  O peggio ancora, quel percorso che prevede che fino alla fine della fase adolescenziale, fai quel cazzo che ti pare e poi, passata la maggiorenne età, che per molti di noi s’identificava con il servizio militare, allora poi devi rigare dritto, non devi più pensare, devi obbedire, non puoi più sognare, devi rassegnarti; fino ad arrivare al matrimonio, che se per alcuni aspetti, corona l’ascesa alla maturità da uomo, per altri potrebbe divenire la condanna ad una vita da recluso mentale, di rassegnazione alla “forse” infelicità e assenza di libertà eterna, una sorta di ergastolo coniugale, se non consumato nella libertà e consapevolezza d’ESSERE. Questo per molti è stato ed è il modello di vita, un libretto delle istruzioni, dal quale non hai scampo, come nel copione di un film.

Ricordo ancora la mia passione per la musica e per il vinile. Ero all’inizio in quegli anni, mi addentravo in un mondo nuovo, e come in tutte le cose, avevo bisogno di fare esperienza, esperienza, che nel settore audio, si acquisisce partendo da apparecchiature entry level, per poi, vendendo e ricomprando, passare ad apparecchiature sempre più costose, sofisticate e difficili. Idem per la musica stessa, maturando, con l’esperienza, l’orecchio s’affina, e ciò di cui ti esaltavi a 20 anni, ora lo trovi quasi banale, visto che crescendo si ha bisogno di assaggiare pietanze musicali sempre più sofisticate. Ebbene, il mio vicino di casa dell’epoca, giudicava “inutile” questa mia passione; ricordo le sue parole in merito: “vedrai quando ti sposerai, che fine faranno tutte queste cose….che spendi soldi a fare per queste inutilità….?….quando metterai la testa a posto, quando avari una moglie, un lavoro, quando diventerai adulto, che te ne farai di tutti questi dischi, pensi che avrai ancora il tempo e la voglia di ascoltare musica….?

Ecco vedete, dopo 30 anni circa, ho avuto modo di re-incontrare alcuni di questi profeti dell’avvenire, di questi “adeguanti” all’omologazione sociale, e nel confrontarmi con loro, notando ciò che sono rimasti o sono divenuti, ho avuto modo di assaporare con gioia ed entusiasmo ciò che IO, sono e sono divenuto, ciò che non ho accettato ed accetto di essere, ciò che non accetterò mai di divenire; d’altronde, come cito nel mio LIBRO, siamo e saremo solamente ciò che vogliamo essere, e, spesso, neanche ci immaginiamo cosa vogliamo essere, tanta è la paura di uscire dall’omologazione del rincoglionimento sociale, trovandoci così a ragionare e riflettere (sperando di farlo, dato che spesso sillabe e vocali vengono pronunciate per “sentito dire” piuttosto che per propria elaborazione mentale), su dogmi e certezze evolutive, degne di un copione che si ripete su sé stesso generazione dopo generazione, come un rullo ciclostile degli anni ottanta. Ed in questi giorni di quarantena, il vero volto di questa società esce allo scoperto, come un dipinto che viene svelato al pubblico togliendo il velo che lo copriva, velo, che in questo caso, è il modello di vita che seguiamo, che spesso nemmeno ci accorgiamo di seguire. Una società di individui che dicono di non avere mai tempo per badare a sé stessi, ma che ora che DI TEMPO ne hanno quanto ne vogliono, vista la quarantena, dicono d’annoiarsi, perché non sanno che fare, dato che, una volta consumate le cartucce televisive fatte di abbonamenti ai vari network a pagamento, demenziali palinsesti fatti di salotti virtuali del cazzo, frequentati da scosciate e scollate opinioniste o da riciclati personaggi dello spettacolo alla deriva sociale ed economica (ricordiamoci che la TV è esattamente ciò che chiediamo che sia, è il riflesso di noi stessi; io da 20 ani non la possiedo),  non resta che il suicidio mentale, preceduto, ovviamente dal deterioramento dei polpastrelli delle dita che a loro volta hanno consumato gli schermi Lcd dei vari device utilizzati per vedere che succede nella vita parallela, quella dei social, che per molti è la vita vera, dato che quella vera è passata ad essere quella parallela. In questo decadimento ormonale ed intellettivo, ci si dimentica della presenza di libri d’autore, di testi scientifici, di documentari d’autore, di musica d’autore, di un utilizzo sapiente del web, della ricerca di sé stessi, della meditazione, della serenità nell’ascolto del proprio respiro, nell’affacciarsi al balcone e respirare l’aria frizzante primaverile, nel gioire dei colori che la natura ci regala, del gioire della presenza del proprio compagno/a, del gioire della maggior abbondanza di luce, del gioire del fatto che stiamo esistendo per noi stessi e non per qualcosa, nel gioire dell’ascolto di buona musica e non di quello che ci viene indotto di ascoltare. CI SI DIMENTICA CHE A 50 ANNI SI PUò ANCORA STUDIARE, PER CRESCERE, EVOLVERSI, SFIDARSI. Ma che volete, quando tutto questo finirà, si rientrerà nel copione, e finalmente si potrà tornare ad affollare la demenzialità dei centri commerciali, unico posto oramai dove poter portare i propri figli la domenica pomeriggio, visto che il deterioramento cerebrale, all’epoca già previsto da chi mi profetizzava la vita quando avevo 20 anni, non lascia nemmeno immaginare altre alternative se non quelle di regalare ai propri figli emozioni sintetiche, condite da succose e saporite visite guidate ai luoghi di distribuzione di junk food. Ma il bello è che poi tentiamo di  “riparare” il nostro NON VIVERE, con l’ipocrisia dei distributori di benessere, dei liberatori di energia, dei maghi del benessere, dei centri skiftness del cazzo, delle cagate dei centri modellamento, dei concentrati di magiche essenze più o meno profumose, di quelli che benpensano (come nella famosa canzone) o di quelli, già citati nel copione del Fight Club, che vivono immersi nella propria merda, ma che al venerdì sera frequentano i centri di liberazione del chakra, spesso condotti da chi la forma fisica, nemmeno sa cosa sia, o da chi non ha nemmeno il fiato per salire una scalinata, dove per incanto, si lavano del loro sudiciume vitale, per poi recarsi, a fine settimana a ri-consumare junk e comfort food e rivivere nel proprio solco sociale pre ciclostilato.

In questi giorni di quarantena, nei pomeriggi che consumo tra lo studio, le letture, la ginnastica, trovo il tempo per sfogliare vecchie foto su carta, che ri-fotografo con il tablet per crearmi un archivio digitale pret a porter, foto della mia infanzia, della mia famiglia, dei miei vecchi amici, delle mie avventure di ogni tipo. Tra qualche nostalgia e vecchi ricordi, contatto qualche caro amico di vecchia data, spedendo lui le foto via whatsapp, per scambiarci qualche risata e riflessione in merito. Ne escono dei bei confronti, su quello che eravamo, su quello che facevamo, su quello che si provava, sui vecchi sogni, speranze, illusioni, visioni. Ovviamente le situazioni personali di ognuno cambiano, il lavoro, la famiglia, portano nuove responsabilità ed impegni, ma in realtà, cos’è cambiato da allora? Per alcuni aspetti io e molti dei miei amici stretti, riusciamo ancora a conservare quella genuina voglia di essere, di essere fuori dai giochi, di essere Noi stessi, di credere ancora nelle nostre passioni, nelle nostre visioni e forse illusioni, di sentirci ancora sul pezzo, nonostante si debba, inevitabilmente tenere conto del rallentamento biologico, che tanto rallentante non è se lo si considera non nel suo assolutismo, ma nella relatività delle situazioni.

Spero che il mio lavoro mi possa regalare sempre più l’opportunità di aiutare, per chi vuole seguirmi, coloro che vorranno essere sempre più sé stessi, a prescindere dall’età, ed a trovare o conservare in loro l’energia, per vivere sempre meglio e per AVERE VOGLIA DI VIVERE.

Vedete, a 50 anni ho ancora voglia di correre, di saltare, di fare capriole, di scalare montagne, di correre in bicicletta, di tenermi in forma, di volermi bene, di badare alla mia salute, e perché nò, al mio aspetto estetico, di ascoltare e scoprire buona musica, di sfidarmi, di crescere, di scoprirmi, di sorprendermi. Voi conservate ancora tutto questo? Ho ancora voglia di combattere, nonostante gli errori fatti e le vicissitudini passate, ho voglia di farcela, di lottare. Ci sono solo alcune cose a questo mondo che mi demoralizzano:

  • Chi ci governa e sta al potere, che più che farmi demoralizzare mi fa ragionare come un predatore
  • Chi si abbandona a sè stesso, e si piange addosso la propria voglia di NON esistere

 

Dove sto andando?

Lo scoprirete presto, se avrete voglia di seguirmi……di sicuro controcorrente, di sicuro senza regole o canoni prestabiliti, di sicuro, con la mia ENERGIA ed il mio ESSERE.

Siamo ciò che vogliamo essere

 

Trainer Stefano Ceccon